Gli audiolibri di Giugno
No raga, fa caldo: questi audiolibri li ascolto solo senza cuffie. Tanto più che ho perennemente le protezioni nelle orecchie perché, in estate, il mondo fa molto più chiasso.
Ok, dopo aver ascolato l’ennesimo brutto editing di un bel libro, sono pronta a registrare una puntata di Narratrice Nomade per parlare del lavoro di serie a e il lavoro di serie b.
Mentre faccio sbollire l’arrabbiatura che mi sale naturalmente quando incrocio lavori fatti con il cuculo combatto il naturale innalzamento dei dB dati dall’estate, stagione in cui pare non si possa fare a meno di fare telefonate in viva-voce in balcone, televisioni accese al massimo volume con le finestre aperte, e la tipica loudness war dei locali.
Quindi questi ascolti sono tutti da dispositivo, cuffie-free e in molti casi da pc.
Per i più curiosi sull’argomento sensibilità uditiva, ho finalmente fatto un episodio sulla misofonia ;)
Premessa ricorrente
Da brava persona auditiva e con discreta sensibilità sonora, nonché misofonia, le mie recensioni sono sull’uso della voce, sulla narrazione e sull’efficacia della lettura; non parlo di trame, storie e potrei fare esempi qua e là ma, nella maggior parte dei casi, non rischi spoiler.
Ne scrivo per promuovere una sana cultura dell’ascolto e legittimare le professioni editoriali legate all’audiolibro; ciò che dico non è mai una critica aperta alla professionalità del narratore o dei tecnici audio, quanto più una condivisione di punti di forza o di debolezza del prodotto specifico, nella speranza che questo ci faccia crescere tutti insieme.
Ascolto i titoli da dispositivo mobile e con cuffie di media qualità, per avere un’impressione quanto più neutrale; non sono pagata da nessuno per queste recensioni, cerco di essere imparziale anche quando recensisco titoli di lettori o editori che conosco o con cui collaboro e, per trasparenza, non inserisco nelle recensioni titoli a cui ho preso parte alla produzione in qualsiasi ruolo.
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L’ultima libreria di Londra
Di Madeline Martin, letto da Federica Simonelli.
E niente, Federica è brava, punto.
Questa lettura mi è piaciuta un sacco, i ritmi sono sostenuti ma non veloci.
L’articolazione rende bene sia nei punti più morbidi che in quelli più tirati, anche se l’intelligibilità nei punti più veloci è un filo più sfuggevole se non si è attenti in ascolto; la melodia gioca sul testo e rende le intenzioni e le atmosfere.
I personaggi non sono caratterizzati tanto nei colori vocali quanto nelle intenzioni, e questo rende comprensibile capire sempre chi stia parlando, nonostante ci siano molti personaggi simili fra loro.
Suggerisco l’ascolto a chi vuole migliorare la gestione del passaggio tra narratore e protagonisti ;)
La voce di Federica è marmellata di albicocche, di quella con la frutta a pezzi; è altrettanto arancione, ma più caldo nel tono, come l’arancio delle tonache dei monaci buddhisti. Al tatto è carta patinata, di quella dei libri d’arte che quasi sembra tessuto, liscia e spessa sotto il polpastrello.
Agosto 1939. Grace Bennett ha sempre sognato di trasferirsi a Londra. E ora le mille luci della città, i negozi eleganti, la frenetica vita mondana, che nella piccola cittadina del Norfolk poteva solo immaginare, stanno per diventare realtà. Quando il treno ferma a Farringdon Station, Grace si rende conto che il momento non è davvero dei migliori: gli abitanti stanno costruendo bunker e le porte sono sbarrate. La Germania di Hitler è alle porte e sicuramente la prima città presa di mira dai nazisti sarà Londra. Lei però non si arrende e comincia subito a cercare lavoro, anche se l’impresa non sembra facile e l’unica posizione da commessa disponibile è in una piccola libreria accoccolata in una stradina nascosta di Primrose Hill. La ragazza non sa molto di letteratura, e Mr. Evans, il libraio, non è esattamente accogliente nei suoi confronti, ma giorno dopo giorno, libro dopo libro, Grace rimane affascinata dalla magia delle pagine che la circondano.
La guerra continua, durante la notte le bombe cadono senza sosta, finché un giorno un raid aereo distrugge il quartiere. Eppure, la piccola libreria miracolosamente rimane intatta. Nonostante i blackout e i bombardamenti, Grace sa che deve combattere. La libreria deve rimanere aperta e aiutare le persone. Perché niente è più forte del potere dei libri, e nemmeno l’oscurità della guerra può spegnere la speranza che si rifugia nelle storie e che illumina anche la notte più buia.
L’ultima libreria di Londra è un romanzo storico incantevole, che parla d’amore, di amicizia, di sopravvivenza ed è ispirato a una storia vera sullo sfondo della Seconda guerra mondiale. Un inno al potere trasformativo della letteratura e dei libri che ha conquistato le classifiche in tutto il mondo.
Una storia che ci ricorda come sempre, in tempi difficili, le librerie siano il nostro rifugio e la nostra salvezza.
Pietra Dolce
Di Valeria Tron, letto da Valeria Tron.
Questa recensione è difficile.
Premetto col dire che per me, a prescindere dalla voce e dalla regione, il regionalismo nella narrazione audio, non piace per niente quindi parto svantaggiata perché qui, la voce, ha inflessioni molto forti.
Ti dirò anche, però, che passati prefazione e ringraziamenti, la narrazione in cui si entra ha le vere sfumature dell’autrice.
Il vero tesoro nascosto dei libri letti dai chi li ha scritti è nelle intenzioni, che hanno la possibilità di vestirsi di un’autenticità che la voce narrante -per quanto brava difficilmente potrà avere.
La lettura di Valeria è coinvolta e riesce a creare abbastanza bene la scena che descrive; a livello tecnico l’ortoepia purtroppo è davvero una grande carenza e, in generale, la mancanza di dizione si fa sentire sul lungo termine: la melodia è inficiata dal regionalismo, e seguire il narrato è difficile e si perde il filo; di contro, i dialoghi sono ben gestiti, con intenzioni coerenti e una qual certa caratterizzazione che aiuta a tenere l’ascolto. Personalmente ho ascolto a brandelli e poi ho mollato il colpo.
La voce di Valeria è origano fresco, di quello che punge sulla lingua se ne mangi troppi, al tatto è sempre origano, ma secco, di quello che si sgrana con le mani dai mazzetti che compri al mercato. I colori sono leggermente opachi, come quelli della salamoia, tra il verde spento e l’ocra.
In Val Germanasca la natura detta le proprie volontà: nella miniera di talco, negli orti, nei boschi, nelle borgate che guardano la cascata. Così accade anche il giorno del crollo: tre boati tanto forti da far tremare la montagna. Due minatori mancano all’appello e nel piazzale si scava tra i detriti. L’ultimo a uscire dal foro nella roccia è un giovane che tutti conoscono. Si chiama Lisse, senza la U, e in quella lettera mancante è già scritta gran parte della sua vita. È ferito, eppure a far sanguinare l’animo di Lisse sono ben altri tagli. Quell’uomo partorito in un prato, accolto e nutrito dalla sua gente, è anche l’invisibile, il senza-storia, esiliato entro i confini della sua Valle. Stravolto da quell’ennesima sciagura, Lisse si rifugia in una baracca a Paraut, dove è nato. Giosuè Frillobèc, l’amico di sempre che zoppica sulle parole, non può stare a guardare. E con lui nemmeno Mina, che ha cresciuto entrambi come una madre; e Lumière, il gigante che fa oracoli; e Tedesc, il vecchio liutaio che parla tre lingue. Insieme escogiteranno un piano per riportare Lisse a casa e restituirgli speranza, immaginarsi ancora possibile. L’arrivo di Alma, partita dall’Argentina con una chitarra in spalla, porterà nelle loro vite il canto delle Ande e un sogno gentile da coltivare.
Passano molti anni, Frillobèc ha lasciato la Valle e vive isolato tra le colline, con la sola compagnia di una corva. A spezzare la sua solitudine è l’improvvisa visita di un ragazzo, Jul, venuto dalle montagne a riportargli un oggetto che gli è appartenuto. Insieme cuciranno la storia, gli amori distanti un oceano, le libertà sfilacciate dal tempo, le promesse incompiute. Una miniera di piccole cose, incise nella pietra dolce.
Nella terra dei peschi in fiore
Di Melissa Fu, letto da Alice Bertocchi.
Questo audiolibro è apparso per sbaglio nelle mie ricerche.
Alice legge con un ritmo delizioso; l’articolazione è fluida e morbida, limpida.
Credo sia stato complesso trattarla perché sento le finali cadere un pochino e avranno regalato qualche caffè in più al fonico, mentre l’aria naturale del timbro - che è complessa da gestire- inficia alcuni attacchi e alcune finali che si perdono letteralmente nel trattamento e rendono ostico l’ascolto a tratti.
Lo spazio nella lettura non mi dispiace, anzi l’avrei aumentato qua e là, perché una lettura così morbida ammorbidisce tutto ciò che la circonda, sia a livello narrativo che a livello sonoro (e la gestione delle pause è vitale).
Forse si poteva giocare un pochino di più con la melodia in alcune frasi, giusto per battere un filo di ritmo in più in alcuni punti.
La voce di Alice è dolce come l’insalata russa fatta in casa (non quelle industriali!) morbida sul palato e delicata nel gusto, ha quella punta di acidulo dell’olio e del limone, legato dal dolciastro dell’uovo; il colore è quello delle ciliegie mature, di un rosso scuro velluto, e come la polpa è fresca al tatto.
In ogni sciagura c'è una benedizione e in ogni benedizione c'è il seme della sciagura, così è e così sarà, sino alla fine dei tempi Cina, 1938. La guerra contro i giapponesi le ha già strappato il marito, e adesso minaccia di toglierle tutto. Con la città in fiamme, Meilin capisce di non avere scelta: per salvare Renshu, suo figlio di quattro anni, deve scappare da Changsha e abbandonare il negozio di antichità di famiglia.
È l'inizio di una fuga che sembra non avere mai fine, fatta di marce sfiancanti nelle campagne contese da comunisti e nazionalisti – dove anche un semplice gesto di pietà può portare alla morte –, e tentativi di crearsi una nuova vita nelle città martoriate dai bombardamenti. Come unico ricordo e legame con tutto ciò che hanno perduto, un prezioso rotolo di seta su cui sono illustrate fiabe e leggende tradizionali cinesi. Ed è grazie a quel rotolo che madre e figlio sopravvivranno. Prima con la forza delle storie raffigurate, che Meilin racconta a Renshu nei momenti più duri per infondergli speranza e fiducia nel futuro, e poi come moneta di scambio per ottenere due biglietti per Taiwan. Ma quelle storie saranno il filo che continuerà a unirli ancora tanti anni dopo, quando Renshu, ormai cittadino americano, troverà finalmente il coraggio di condividere con la figlia il proprio passato e la storia della loro famiglia.
Tre generazioni e due continenti sono il palcoscenico su cui prende vita questo straordinario romanzo, che non solo racconta in modo unico e indimenticabile la tormentata e dolorosa storia della Cina moderna, ma soprattutto celebra il potere dei legami familiari nel percorso per costruirsi un futuro migliore e trovare il proprio posto nel mondo.
La voce delle ossa
Di Kathy Reichs, letto da Betta Cucci.
Questa lettura non mi ha fatto impazzire.
Molto lanciata, enunciata, e poco vissuta (al mio orecchio).
Non si discute sull’intelleggibilità e sulla gestione del ritmo, ma le intenzioni ogni tanto peccano; al mio orecchio -e ti ricordo che si tratta sempre di sensibilità individuali- sembra quasi che la voce non capisca bene cosa sta leggendo, e sia più concentrata sulla performance vocale che sulla trasmissione della storia.
Molte chiusure battono sulle stesse note e questo, legato al modus enunciato, rende l’ascolto difficile nel gancio sulla storia con un immediato richiamo alla cantilena; chiariamoci: moltissime voci chiudono bene o male sulle stesse note, ma la qualità della melodia complessiva fa sì che questo diventi un difetto oppure un dettaglio nemmeno percepito. Complice a questo, la gestione un po’ troppo regolare delle pause, ma questo non dipende dalla lettura.
Personalmente non sono riuscita a capire molto di ciò che ho ascoltato, distratta -appunto- da un suonare che a me è arrivato come decontestualizzato dalla storia.
La voce di Betta ha qualcosa della tahine, col gusto peculiare del sesamo che non sai mai se è dolce o salato; al tatto è una superficie laminata come i mobili delle cucine degli anni ‘90, con quell’effetto legno che non è legno ma non è ancora quel materiale moderno che imita la plastica. Il colore è un écru di quelli caldi, che fanno tanta luce.
Un caso difficile, per Temperance Brennan, chiamata a indagare sulla morte di tre neonati che le riportano alla mente la tragedia del fratello Kevin, scomparso da piccolissimo. Ma ci sono domande che attendono risposte: come sono morte le vittime, quanto è durata l’agonia? E soprattutto, è davvero possibile che l’assassina sia la madre? O forse la verità è un’altra, nascosta da un losco giro di diamanti, denaro e droga? Al fianco dell’antropologa forense c’è il detective Andrew Ryan, con il quale anni prima Tempe ha avuto una relazione, forse mai del tutto chiusa. Con la consueta maestria Kathy Reichs costruisce una trama dal ritmo implacabile, densa di emozioni e colpi di scena.
Storia dei miei soldi
Di Melissa Panarello, letto da Melissa Panarello.
Per la questione regionalismo, vedi sopra (Pietra Dolce) quindi anche qui per me è difficile l’ascolto.
La lettura, però, è molto meno coinvolgente, con l’intelligibilità che fatica ad emergere e una melodia poco efficace, che rema totalmente contro l’ascoltatore.
Visto che l’attacco del libro parla della natura fantastica del racconto, in questo caso la voce dell’autrice poteva non essere quella portante perché, sebbene sia un audiolibro corto, è complesso riuscire a portare in voce quanto si è scritto o ideato, se non c’è un particolare quid interiore che accende la narrazione portando con sé le immagini (o le forti emozioni, come nel caso di storie autobiografiche).
Non entrerò nei tecnicismi poiché non si tratta di una voce narrante ordinaria, e non è possibile entrare nel regime della valutazione se parliamo di voce “personale” ma questo, per mio gusto e sensibilità, è un testo che avrebbe meritato una lettura differente.
La voce di Melissa ha il sapore delle olive fresche, non troppo mature, quando sono sode e corpose; ha i toni del geranio rosa e in parte ne porta il profumo, misto a chiodi di garofano. Al tatto è ruvida ma malleabile, come la carta crespa (esiste ancora?).
A raccontarci questa storia è una scrittrice, resa famosa quando era molto giovane da un audace romanzo nel quale metteva in scena sé stessa. Adesso è una donna adulta, ha costruito una famiglia e le sembra di avere compreso che scrivere per lei è stato il frutto di un'urgenza ora sopita. Ma la vita si incarica di dimostrarle che per conoscersi veramente bisogna trovare lo specchio in cui guardarsi e mette sul suo cammino Clara, l'attrice che quindici anni prima è stata il suo doppio nel film tratto da uno dei suoi romanzi. Clara è ancora bella ma i suoi grandi occhi verdi a tratti diventano laghi di vergogna; Clara ha fame ma deglutisce con fatica; Clara non ha più soldi, e trova il coraggio per chiederli a chi incontra. Più di tutto, Clara ha bisogno di raccontare la sua storia e improvvisamente questa diventa una missione che le riguarda entrambe. Per le due protagoniste comincia un viaggio che si dipana sulle tracce del solo alimento che - insieme alla passione - può consentirci di diventare chi siamo: i soldi. Dopo aver osato mettere al centro delle sue pagine il desiderio femminile, Melissa Panarello scrive il suo romanzo più autentico e intenso che si propone di indagare un altro grande tabù: quello del denaro fra le mani di una donna. La figura di Clara T. si staglia in queste pagine come una antica divinità divorata dal suo stesso amante, e con voce ferma racconta le ustioni che il successo e la ricchezza lasciano sulla pelle di chi li attraversa, le trappole che la giovinezza tende a chi è più fragile, il privilegio e la dannazione del talento.
Delitti a Fleat House
Di Lucinda Riley, letto da Daniela Cavallini.
Ecco il consiglio di Cristina Origone di Agatha e Gialli di Carta.
Ok, in questa lettura ogni tanto l’intelligibilità pecca, ma il ritmo è delizioso, felpato e, soprattutto, ci sono intenzioni ben definite.
Daniela legge con trasporto, con colori e melodie coerenti; danza sul testo, costruisce immagini e fa vivere l’inchiostro.
Le pause sono buone, le variazioni efficaci; forse il volume è un po’ ballerino e il suono mi sembra un po’ intubato, ma potrebbe essere solo una mia impressione.
Un po’ troppo interpretato in certi punti, per i miei personalissimi gusti, ma funziona benissimo anche così. Nei gialli più che in altri generi, il calore interpretativo che avvicina ai radiodramma, ha quel non-so-che (quando ben gestito) che rende tutto più…avvincente.
La voce di Daniela sa di mandorle tostate, di quelle fatte al forno con la pellicina e il pepe; è fragrante come i biscotti integrali fatti in casa, e di impasto casalingo ha anche il profumo e il colore, con il dorato della crosta e quel marrone caldo della doratura.
Ed ecco la recensione di Cristina, che trovi completa sul suo profilo Instagram.
L'autrice ha mostrato una grande abilità nel dare vita a ogni personaggio, rendendoli memorabili e tridimensionali, ognuno con le proprie sfumature e segreti.
Jazz è un’ispettrice determinata che non si lascia condizionare dalle vicende personali. Non vuole più lavorare con l’ex marito, per questo si trasferisce dalla frenetica Londra alla tranquilla campagna inglese, ed è un personaggio che ti entra nel cuore.
Lo consiglio sia agli appassionati del genere giallo sia a coloro che desiderano immergersi in una storia ricca e articolata.
Vuoi lavorare con me?
Lavoriamo bene insieme se ci scegliamo consapevolmente.
Vuoi produrre il tuo audiolibro? Devi registrare un audiolibro per qualcuno e ti serve regia o post-produzione? Potrei essere la persona che fa per te ;)
Di cosa mi occupo
Audiobook Producer, vocal coach per narratori e podcaster;
consulente di produzione per l’editoria audio, regista e tecnico di post-produzione di audiolibri, formatrice di propedeutica vocale, narratrice indie e podcaster, facilitatrice di meditazione mindfulness, Igiene Sonora e Circle Reading®; operatrice di tecniche di arte-terapia a orientamento creativo per l’uso della voce.
Cosa devi sapere di me
mangio il melone in insalata con sale e origano
ho una passione smodata per carte e tarocchi ad uso creativo
il mio animale guida è il calamaro
alcuni elementi di questa lista cambiano ad ogni invio
dico di dover cambiare telefono da almeno 2 anni