Gli audiolibri di ottobre 🎃
Un mese di ascolti da paura, per stare orecchio a orecchio con la musicalità della tensione e di tutte quelle sfumature in voce che servono per dar voce ai lati più bui delle storie.
Questo mese ho scelto di fare focus sulle sfumature che ci fanno paura: la tensione, il mistero, l’ignoto, il pericolo, il soprannaturale e tutti quegli elementi che, nelle storie, chiedono alla voce di farsi violino e fantasma.
Premessa ricorrente
Da brava persona auditiva e con discreta sensibilità sonora -a tratti ipersensibilità-, le mie recensioni sono sull’uso della voce, sulla narrazione e sull’efficacia della lettura;
non parlo di trame, storie e potrei fare esempi qua e là ma, nella maggior parte dei casi, non rischi spoiler.
Ho ascoltato i titoli da dispositivo mobile e senza cuffia, per avere un’impressione quanto più neutrale.
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La mia prediletta
Di Romy Hausmann, letto da Stefania Rusconi.
Lo ammetto, ho scelto il titolo per la copertina (che adoro) e sono rimasta super entusiasta della lettura.
Stefania fa una lettura incredibilmente convincente delle atmosfere del testo, passando magistralmente dalla prima persona ai dialoghi, dalla narrazione al pensiero, senza mai uscire dal ruolo di narratrice.
La sua voce mi arriva col profumo della pasta brisé, con quel punto tra il dolce e il salato che sposa tanto con la ricotta che con la crema pasticcera; i colori sono quelli del foliage nei boschi, con gialli brillanti e rossi caldi, terra di siena e qualche verde chiaro un po’ spento.
La musicalità del narrato è decisamente adeguata, la melodia coerente e difficilmente monotona; la gestione del fiato veste decisamente bene le emozioni che porta (probabilmente in cuffia potrebbe essere “un po’ troppo” e infastidire l’orecchio, in fondo sono 13 ore di audiolibro!) ma, nel caso dei generi letterari che devono costruire l’impianto delicato della suspance e del timor-panico…beh…funziona benissimo!
In una notte gelida, un’ambulanza porta in ospedale una donna investita da un’auto sul ciglio del bosco. È incosciente e senza documenti. Con lei c’è una bambina dalla pelle bianchissima e gli occhi di un azzurro glaciale. L’unica informazione che riesce a dare su sua madre è che si chiama Lena. A poco a poco, però, lo strano comportamento della piccola insospettisce i medici. Non conosce il suo cognome, né il nome di suo padre, né l’indirizzo di casa: vivono chiusi in una capanna perché «nessuno li deve trovare». E il terrore sale quando la bambina afferma innocentemente, come se fosse la cosa più normale del mondo, che sua madre «ha ucciso per sbaglio papà», ma non serve chiamare la polizia perché hanno lasciato il fratellino Jonathan a ripulire quelle brutte macchie rosse sul tappeto... Appena viene avvisato, il commissario capo Gerd Brühling ha subito un’intuizione: quella donna non può essere che Lena Beck, la figlia del suo migliore amico, scomparsa 14 anni prima. Ma c’è qualcosa di vero in ciò che racconta quella strana bambina? Come ritrovare la capanna, il fratellino e il cadavere del rapitore, se davvero è stato ucciso? All’arrivo dei genitori di Lena in ospedale, una realtà ancora più sconcertante verrà alla luce. E sarà difficile districarsi in questa rete di verità, fantasie infantili, indizi contrastanti. Un thriller psicologico magistrale che ha letteralmente travolto i lettori tedeschi e appassionato gli editori di tutto il mondo.
L’incubo di Hill House
Di Sherley Jackson, letto da Loredana Lipperini.
Alzi la mano chi non ha seguito le due -bellissime- serie su Netflix.
Io le ho amate (ho anche tradotto il racconto di James da cui origina la seconda serie e che, a breve, diventerà un audiolibro originale) ma non ho mai letto il libro che ha ispirato la prima serie.
Ecco, ascoltarlo è un po’ strano.
Primo perché la serie mi ha creato un’aspettativa ben definito, secondo perché la lettura non mi ha entusiasmata.
Loredana legge molto bene, con un buon ritmo e una buona musicalità; la sua voce mi piace molto (in questo caso a livello proprio di timbro e di gusto personale) ma la lettura di questo titolo ha un po’ troppo “sorriso” e qualche sbalzo da un ritmo un po’ troppo didascalico ad un ritmo un po’ più vivace, cose che mi tiene un po’ distante dal testo: in poche parole ogni tanto sembra che il narratore sia neutrale e ogni tanto sembra che legga da un preciso punto di vista.
Questo mi confonde nell’ascolto e fatico a stare nella storia perché, nella mia testa, il ruolo del narratore sembra assumere i contorni non definiti di un personaggio;
può darsi che sia un effetto voluto, una scelta editoriale, ma a me non ha particolarmente convinto.
La sua voce ha il profumo caldo della zuppa di funghi, con i crostini croccanti e una ricercata miscela di spezie; ha toni viola scuro brillante, come quello del velluto, e di velluto sembra, sotto le dita.
Su invito del professor Montague, intenzionato ad indagare e catalogare i fenomeni dentro la sinistra Hill House, tre giovani, scelti non a caso, si ritrovano a coesistere per una settimana nell’oscura dimora. Eleanor, giovane infelice, quando era molto piccola, è stata protagonista di una manifestazione di un poltergeist; Theodora è in possesso di facoltà incredibili, che vanno dalla premonizione alla telepatia; Luke nipote della vecchia proprietaria di Hill House è incaricato di rappresentare la famiglia Sanderson durante l’esperimento. Ma la vera protagonista della storia è naturalmente la vecchia casa: un posto claustrofobico, infestato, dotato di vita propria, da incubo appunto "The Haunting of Hill House" © 1959 Shirley Jackson Per la traduzione italiana © 2004 Adelphi Edizioni S.p.A. Milano Per l'audiolibro © 2021, Emons Italia S.r.l.
Il pupazzo parlante
Di Robert L.Stine, letto da Riccardo Catalano.
Ok, non ce la faccio.
Raga ma l’editing? Lo curiamo oppure no?
No dai, sembra registrato con uno smartphone, ho fatto una fatica porca per stare dieci minuti in ascolto e penso di non aver passato i sei…
Riccardo legge bene, anche se ogni tanto il raddoppiamento fonosintattico scappa di mano e spuntano fuori sfumature regionalistiche -che non dovrebbero esserci negli audiolibri- , ma nel complesso un buon ritmo e un piglio efficace su un testo che ha bisogno di essere frizzantino e intrigante per far rivivere le sfumature dell’iconico Piccoli Brividi.
La sua voce mi lascia il sapore dei tramezzini con prosciutto e formaggio, quelli un po’ schiacciati nella pellicola che si portavano per merenda; ha un color verde scuro brillante, come quello di alcune carrozzerie e suona tiepida nelle orecchie.
Personalmente la qualità del suono mi ha davvero snervato e non sono riuscita a godermi questo testo come avrei voluto, anche perché una scarsa qualità audio tira fuori ogni altro “difetto” del prodotto, esaltandone principalmente le caratteristiche non-efficaci.
Conto di ascoltare altro di questo narratore, per poter ascoltare al meglio la sua voce che, in questo testo, risulta impastata, distorta, sporcata e robofonica.
"Ma tu... tu sei un pupazzo!" esclamò Kris. "Pensa per te!" ridacchiò il signor Gambadilegno. "Ma non puoi camminare" gridò ancora Kris, con la voce che le tremava. Il pupazzo le rise di nuovo in faccia. "Sto sognando" si disse Kris ad alta voce. "Io non sono un sogno... sono un incubo!"
© 2021 Mondadori (Audiolibro): 9788852154386
L’esorcista
Di William Peter Blatty, letto da Michele di Giacomo.
Ok, titolo assolutamente non facile: parliamo di un romanzo incredibilmente noto e direttamente associato dai più alla pellicola cinematografica.
Questo è un plus per certi versi e un minus per altri; ci si può aspettare -o si può ricreare- l’oscurità delle atmosfere del film in un audiolibro?
La risposta è no. Sono prodotti diversi, quindi cerchiamo di approcciare l’ascolto dimenticandoci della versione a schermo che tutti conosciamo.
Michele dà voce ai personaggi molto bene e legge con molta passione e ritmo.
Come per Loredana, ogni tanto c’è “troppo” nella narrazione e la voce narrante risulta non neutrale, cosa che in un testo di questo tipo…beh è un po’ troppo in effetti.
La voce del narratore arriva rotonda e piena, con il sapore delle merendine di pan di spagna con cioccolato e aroma di arancia e colori oscillanti tra il rosso pallido e l’arancio opaco.
Parlando in maniera puramente tecnica ci sono pause un po’ strane qua e là, alcune vocali sono trascinate e allungate nei punti calma, mentre nei punti più vivi le consonanti sono molto più esposte: il risultato è un effetto tira-e-molla non troppo gradevole su un titolo di per sé scuro e angosciante.
Questi piccoli dettagli, in ascolti così lunghi, sono fautori di perdita dell’attenzione perché agganciano e sganciano l’immaginazione dell’ascoltatore.
Come per le altri voci narranti, ascolterò altro di questo narratore, per farmi un’idea più completa della sua voce.
Il Club dell’audiolibro 📚
Per questo nostro primo appuntamento, abbiamo ascoltato
Noi Siamo Tempesta, letto da Michela Murgia.
Abbiamo commentato l’ascolto tra il 30 e il 31 ottobre, ci troviamo bene a dedicare 24 h circa ai commenti in audio/video/messaggio, così non ci vincoliamo con live di lettura e siamo un pochino più easy nella gestione del gruppo.
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