“A mille ce n’è”…e dai che tutti le conosciamo le Fiabe Sonore?
No?!? Come NO?!?
Spiego brevemente: erano fiabe in musicassetta […se non sai cosa sono le musicassette però ti rimando a WIkipedia perché ora comincio a sentirmi davvero vecchia] ovviamente lette ad alta voce, con musica ed effetti sonori.
Noi, da piccoli, ci sballavamo per quella roba lì!
Ricordo di averne avute poche, perché i miei genitori mi raccontavano storie (mio padre aveva inventato per me tutta la saga del topo Tobia, che è un bestseller solo a casa mia) e dai miei nonni si ascoltava musica in vinile, ma la sigla di apertura ce l’ho ben fissata in testa.
Ecco l’iconica opening composta da Vittorio Paltrinieri:
Ecco, diciamo che tra fiabe sonore e radiodrammi, abbiamo una una naturale propensione al sorriso quando immaginiamo una lettura ad alta voce con tante voci, musica e suoni.
Statisticamente parlando, però, la maggior parte degli audiolibri è a voce singola e senza musica. Perché?
Diversi e disparati motivi che cerco di riassumere qui.
Costi di produzione
Motivo principe se parliamo dal punto di vista della produzione: un libro con tante voci, suoni e musica, significa molti -ma molti- più soldi da dover investire con la solita incognita “quando ci rientriamo in queste spese?” [ti lascio un episodio in cui accenno alla questione]
Al di là del discorso voci, che dipende molto dalla notorietà dei NOMIACASO chiamati al leggio, l’intervento di sound design con la composizione della colonna sonora è un vero proprio investimento.
Una colonna sonora va pensata, studiata e composta sulla base di una particolare sensibilità uditiva. Ricreare suoni d’ambiente e unirli alla musica, in un prodotto che non ha supporto visivo alcuno e che vive dei tempi dilatati della parola letta ad alta voce, non è facile come aprire un pacchetto di pop-corn e sedersi sul divano a guardare Nesflish (come dice Chico).
I ragazzi di Zone Creative con Soeliok hanno fatto un lavoro impressionante (anche perché il loro meta-book è il supporto ideale per completare l’ascolto immersivo) e si è trattato di un lavoro colossale da tutti i punti di vista, non facilmente replicabile da tutte le produzioni.
Anche Luca Tomassini ce ne ha parlato nella puntata di Mettiamoci la Voce, raccontando proprio della sua esperienza come compositore e di come sia complesso comporre sulla/per la narrazione.
Equilibri delicati
“Ma scusa, mettici sotto una musica da una libreria, no? Tanto è un sottofondo!”
Eccolo lì, il pensiero del premio melanzana dell’anno.
Sebbene sia una possibilità (su Youtube senti molti esempi di questo tipo, tra i quali anche qualcuno dei miei vecchi libri di allenamento) in realtà potrebbe essere una trappola travestita da possibilità per più motivi.
i diritti; bisogna scegliere una musica con una licenza d’uso idonea al progetto che stiamo costruendo, che in nessun modo leda diritti altrui o crei problemi con la distribuzione o i ricavi, in qualsiasi forma, perché pariamo di prodotti digitali/non-materiali (e ci interfacciamo con le leggi italiane ed europee) quindi il discorso diventa molto complesso e sfaccettato.
la coerenza; la musica scelta, se generica, avrà un suo flusso con picchi di intensità o possibili assoli di strumenti, momenti concitati, bassi, percussioni…insomma una vita musicale propria che potrebbe non essere idonea a tutti i momenti della narrazione. Uno strimpellio di ukulele sotto un momento drammatico…beh non è il massimo, tanto quanto un momento musicale concitato sotto un momento narrativo riflessivo. Anche scegliendo diverse musiche per diversi momenti, si rischia di ottenere un effetto patchwork sonoro che non a tutti può garbare e anzi, infastidire o distrarre dalla storia: i brani scelti sono compatibili fra loro? Hanno un minimo di coerenza con la storia e i suoi ambienti?
l’equilibrio; oltre all’aspetto della coerenza c’è anche quello più pratico del mix e del mastering, volgarmente diciamo: i volumi e l’armonia tra suono e narrato. Che è una roba complicatissima da fare nell’audiolibro, perché armonizzare un parlato con musica e suoni non è proprio una cosa da niente (vedi intervista di Luca Tomassini poco più su) e un lavoro fatto male, soprattutto su un ascolto lungo, inficia totalmente l’esperienza d’ascolto.
A tal proposito mi sento in dovere di sottolineare che, se nelle condizioni ottimali (organismo riposato, mente lucida, silenzio, interlocutore interessante, intelligibilità, volumi consoni, luce idonea, ambiente preparato, eccetera…) la nostra soglia di attenzione focalizzata (diretta ad una sola attività, senza l’interferenza di telefono, social, lavoro, altre persone, stimoli visivo-uditivi accessori distraenti) è di 45 minuti mentre, se parliamo di audio, l’ascolto medio è di circa 17 minuti (dati NielsenIQ), va da sé che un ascolto lungo è qualsiasi cosa superi i 20 minuti.
Dunque su un racconto molto breve è più semplice poter inserire musiche di sottofondo anche in maniera poco propria e ottenere comunque un risultato sufficiente, ma su altre tipologie di testo, l’inserimento di musiche e suoni va ragionato.
Variabili individuali
Sono l’elemento più complesso da discutere perché entriamo nel campo della percezione e del gusto personale ma è quello che più ci interessa perché è direttamente collegato al pubblico finale.
Chi ci ascolta è chi determina se quel libro è piaciuto oppure no, perché disegna i comportamenti di ascolto che compongono le statistiche e i dati analitici di classifiche, risultati d’indagine e percentuali di remunerazione (sia per le piattaforme di distribuzioni che, in maniera indiretta per le vendite singole).
Ovviamente parte dei comportamenti di ascolto è “sporcata” da quegli elementi strategici della comunicazione che possono portare un prodotto a diventare un bestseller, un trend, un caso editoriale e tutte quelle altre dinamiche commerciali che, spesso, non raccontano la vera qualità del libro/audiolibro di cui stiamo parlando.
Ma parliamo di quello spaccato di mondo ideale composto dalla fetta di ascoltatori che hanno orecchio critico e porta con sé gli elementi umani di cui voglio parlare.
Semplifico alcuni termini per rendere tutto più comprensibile (non mene vogliano i puristi dell’acustica e della psico-acustica) e porto alla tua attenzione alcuni fattori che impattano dell’ascolto come esperienza sensoriale-emotiva.
incomprensibilità; se non si riesce a distinguere il narrato (perché intelligibile e/o perché impastato alla musica) non si riesce letteralmente ad ascoltare la storia.
fatica; se devo concentrarmi per capire la storia perché musica e suono interferiscono sul parlato, si dovrà costantemente dirigere l’attenzione sulle parole, rendendo il momento dell’ascolto un momento di sforzo costante.
distrazione; se la musica mi porta lontano dal narrato perché mi distrae, si otterrà l’effetto “torna al momento presente” che nella meditazione è manna dal cielo ma, nell’audiolibro, è distrurbante perché costringe a dover riavvolgere e riascoltare ciò che si è perso, persi nell’ascolto della musica.
Tutti questi punti toccano aspetti del carico cognitivo associato all’ascolto e chiamano in causa diretta le competenze della voce narrante e quella della mano tecnica che ha curato post/sound design/mix/mastering, ma visti nel loro insieme e dalla prospettiva dell’esperienza d’ascolto hanno il loro corposo impatto.
Non dimentichiamoci che l’ascolto di un audiolibro vissuto come esperienza genera risposte emotive positive o negative che, molto più facilmente di quanto crediamo, finiamo per associare a tutti gli audiolibri in generale, non a quell’audiolibro nello specifico.
Traduco: se ascolti un audiolibro e ti crea una brutta esperienza (a livello conscio E inconscio), è molto più facile ottenere il risultato “non mi piacciono gli audiolibri = non ne ascolto più” anziché “non mi è piaciuto quell’audiolibro = ne ascolto un altro e provo a vedere se va meglio”.
Aggiungo un elemento meno legato alla qualità del prodotto in sé ma di non trascurabile impatto: quello legato alle sensibilità individuali che, considerata la natura propria, non potranno mai essere soddisfatte nella loro totalità ma che, in un momento storico in cui l’attenzione di molti è portata verso le neurodivergenze, la soglia di attenzione e i relativi disturbi, non possiamo trascurare.
Mi limito a parlare di ciò che conosco e ti dico che, ad esempio, chi come me soffre di misofonia, ha un rapporto peculiare con i suoi a prescindere; nel mio caso la musica nell’audiolibro ha un effetto “negativo” sulla fruizione della storia.
La mia soglia dell’attenzione è fortemente messa alla prova se c’è una musica di sottofondo (anche nella vita reale, non solo nell’audiolibro) e, letteralmente, tendo ad ascoltare solo quella a meno che la storia non sia super-super-super coinvolgente. In quel caso, però, farò molta fatica a dirigere l’ascolto sulle parole se dietro ci sono suoni e rumori.
Senza contare che, parlando di sound design, faccio molto caso alla sonorizzazione e mi distraggo pensando se quel rumore andasse messo proprio lì oppure no (ma quella è la Vergine /Furetto mista, non la misofonia), entro nel reame del pensiero/giudizio ed esco dalle terre dell’ascolto facile.
Se nel frattempo ti ho distratto con l’argomento misofonia, ti ricordo che sono endorser per Flare Audio e sono a disposizione per domande sui loro prodotti, di cui ti lascio i link con affiliazione qui sotto
Non bisogna necessariamente avere rapporti con la misofonia per preferire gli audiolibri senza musica, basta preferire un unico oggetto (la voce) su cui porre l’attenzione, specie se si cerca una forma di relax nell’ascolto.
Per qualcuno, magari, è il contrario: il silenzio sotto la parola crea smarrimento e la combo musica+suono è la coccola per le orecchie.
Tu cosa preferisci?
A prescindere da condizioni particolari, però, l’ascolto di una storia -soprattutto di un audiolibro- è legato alle sensibilità individuali che determinano i gusti personali.
In questo ci aiutano i dati di ascolto delle varie ricerche negli anni (che a mio avviso mancano di alcuni dettagli importanti come la durata media dei prodotti ascoltati con e senza musica) che evidenziano la preferenza del testo letto a voce singola e senza musica.
In realtà aumentano gli ascolti di titoli a più voci con musica ed effetti, ma ti invito anche a saggiare la qualità di quei prodotti che, nella maggior parte dei casi, sono produzioni proprie della piattaforma (Audible o Storytel di turno) e contemplano budget propriamente adibiti al corposo lavoro che comportano.
Una produzione fatta bene funziona con o senza musica, indifferentemente;
in quel caso interviene il solo gusto personale dell’ascoltatore.
Capitolo neurodivergenze
In questo caso non ho esperienza diretta quindi, se ne hai, ti chiedo una mano.
Se vivi una condizione di neurodivergenza e hai avuto esperienze positive e negative con gli audiolibri, ti va di raccontarmele?
Puoi rispondere direttamente a questa mail, scrivermi una mail a lamusifavolista(@)gmail.com o lasciare un commento, come preferisci :)
Come vedi, l’audiolibro è sempre il risultato di un processo più o meno armonioso, e dalla qualità di questo processo e delle figure che lo compongono, si ottiene un prodotto efficace o meno.
Non c’è un giusto e uno sbagliato, ma ci sono prodotti fatti con più o meno coscienza, competenza e studio del prodotto.
Bene, direi che mi sono dilungata abbastanza e che, avendo scritto così tanto, non ho la più pallida idea di cosa dirò in puntata: staremo a vedere.
Vuoi lavorare con me?
Lavoriamo bene insieme se ci scegliamo consapevolmente.
Mi occupo di editoria audio
Produco audiolibri per case editrici.
Sono consulente di produzione per l’editoria audio, regista e tecnico di post-produzione di audiolibri, formatrice di propedeutica vocale, narratrice e tutor per narratory.
Ho ideato e conduco i Circle Reading® Laboratori di Voce e Lettura Creativa, e sono specializzata nella lettura per ragazzə.
Cosa devi sapere di me
mangio prima il bordo della pizza, poi il resto
mi innamoro delle voci delle persone
adoro il pumpking spice latte
questa lista cambia ogni volta
CIAO, CONOSCO LE FIABE SONORE, LE ASCOLTAVO SPESSO DURANTE I MIEI PREGRESSI ANNI E LA LORO SONORITÀ MI ALLARGAVA IL CUORE. CREDO CHE LA SCELTA DELLA MUSICA NELL'AUDIO LIBRO DEBBA VALORIZZARE E RISPETTARE IL MESSAGGIO DELL'OPERA.
Ciao, sono cresciuta con le fiabe sonore, ovviamente la 1' versione, non quella moderna che hai mostrato tu, la mia preferita era Abukir e Abusir, ma questa è una divagazione. Per quanto concerne la musica per gli audiolibri, la penso come te, dovrebbe essere prodotta ad hoc e non come sottofondo perenne, che credo mi distrarrebbe molto.