Gli audiolibri di Maggio
Vergini meticolose, otto di denari, le paranoie e sì, gli audiolibri del mese con ben due suggerimenti d'ascolto
Quante storie per due centesimi…
Sento ripetere da una vita che la Vergine è pignola, meticolosa nonché discretamente rompiballe. Bene, io ero convinta che il mio segno zodiacale fosse difettoso finché, crescendo, ho fatto i conti con la dura realtà: la mia Vergine usciva/esce fuori in pochi, selezionati contesti:
quando qualcuno canta
alla macchina del caffè, quando facevo la barista
nel riordinare gli spazi di lavoro del mio vecchio lavoro (profumerie e magazzini)
quando si distribuisce la mozzarella sulla pizza da infornare
quando si valuta, registra, post-produce la voce narrante
Anche se so che stai pensando a come disponi tu la mozzarella sulla pizza, l’ultima voce merita un approfondimento per l’ovvio motivo che si tratta del mio lavoro attuale e che questa è la newsletter in cui ne parlo.
Nel 2016 ho cominciato a leggere ad alta voce per volontariato e passione; nel 2019 ho deciso che avrei studiato per migliorare, specializzarmi e farne un lavoro a prescindere dal ruolo che avrei rivestito nelle produzioni. Difatti, ad oggi, i titoli letti da me sono pochissimi perché la maggior parte del mio lavoro avviene dietro le quinte: dalla formazione dei narratori, alla regia di ripresa e la post-produzione del prodotto.
Lavorare sulla voce/con la voce altrui, sul narrato e sul suono di altri mi ha particolarmente sensibilizzata sui dettagli, e qui la famosa Vergine [compio gli anni l’11 settembre n.d.a.] ha trovato ampio spazio di manovra, perché è proprio qui che esprime il potenziale dell'8 di denari in tutto il suo splendore1.
Dal punto di vista vocale/narrativo ci sono diversi parametri psicoacustici legati all’impatto uditivo che giocano un ruolo vitale nell’esperienza di ascolto, e su questi fattori gioco la mia partita; il trattamento del suono vive nello stesso campo ma è influenzato dalla qualità di ripresa e su quella, ahimè, non sempre c’è modo di intervenire in maniera efficace se non si è presenti al momento della registrazione.
In entrambi gli aspetti della lavorazione, però, il mio approccio è iper-meticoloso.
Non hai idea di quante paranoie mi faccio ogni volta che entro in studio con un narratore o una narratrice nuova, perché c’è un delicatissimo equilibrio da rispettare tra la ricerca del miglior suono e della miglior lettura, pur rispettando la naturale vocalità narrante del lettore al leggio, e la ricerca di quell’equilibrio richiedere una dose di energie mentali ed emotive notevoli. Interrompere il flusso narrativo perché si è sentito un errore o un suono non ottimale è un gesto da fare con estrema delicatezza ed empatia, richiede molta centratura e -ti assicuro- è uno dei meccanismi più difficili da tarare nel mio lavoro con l’altra persona in sala. La relazione che si costruisce la produzione di un audiolibro è una relazione particolarmente nuda per una serie di motivi che…senti ti va se ne parliamo qualche volta nel mio podcast Narratrice Nomade che facciamo prima?
Nell’ultimo anno ho capito, grazie ai feedback di chi ha lavorato con me sia in ripresa che in post, che la mia sensibilità uditiva è il mio punto di forza in questo lavoro.
Questo è uno dei motivi chiave per cui ho smesso di fare consulenza su prezzi e listini per gli indie e di fare formazione sull’editing dell’audiolibro, ma è anche il motivo per cui ho scelto di trovare il mio modo di stare in ciò che avviene nell’ambiente competitivo con la serena* consapevolezza che ciascuno di noi ha un quid inimitabile, insostituibile e determinante il proprio stile professionale.
Nel nostro lavoro la componente della sensibilità artistica-professionale dell’individuo è il reale aspetto che fa la differenza: lo fa nel modo in cui ci poniamo come professionisti, lo fa con le altre persone coinvolte nella produzione, lo fa nel risultato finale e in tutti quei punti di contatto con la voce e l’orecchio altrui.
Specializzarsi, studiare, fare pratica e mettersi costantemente in discussione è l’unico modo per continuare ad accrescere la componente umana della nostra professione, che è l’elemento caratteristico di ciascun professionista, e fa di lei/lui LA persona giusta per quell’editore/autore/produzione, eccetera.
Ecco perché mi spendo tantissimo per fare divulgazione e spiegare quanto è importante considerare le professioni dell’audiolibro come professioni editoriali di natura propria, legittime e importanti come ogni altro ruolo attualmente riconosciuto nell’editoria tradizionale.
Se questo argomento ti interessa ne parlo nel mio podcast, in questa newsletter e nell’academy e nei contenuti di Mettiamoci la Voce.
*serena fino ad un certo punto perché comunque mi arrabbio come un polpo quando trovo contenuti palesemente scopiazzati
Misofonicamente parlando
Verso fine maggio siamo stati in cattedra all’Università Milano Bicocca, con un laboratorio su podcast e narrazione audio per sociologia.
È la seconda volta che mi trovo a parlare di voce in un contesto universitario e, per la seconda volta, mi sono stupita di quando poco sono curati, a livello acustico, gli ambienti universitari e scolastici in genere.
Tra gli onnipresenti lavori in corso (ormai ovunque per la coda lunga del 110) e i riverberi disordinati di aule e corridoi, sono uscita da questa full-immersion di tre giorni con la nausea come quando faccio troppo editing.
Devo dire che in questo caso, tra stimoli uditivi impropri per 3 giorni, il Crohn2 che si è esibito nel Blue Show aumentando ogni tipo di tensione o fastidio a livello fisico…beh i soli Calmer® hanno fatto poco.
Difatti sono passata ai Pro (quelli con l’anima rigida) ma, a dirla tutta, avrei avuto bisogno degli Earshade o gli Alpine che erano a Genova 😅
Dopo 25 anni di malattia e 6 di mindfulness, posso dire con sicurezza che le mie risposte psico-uditive sono fortemente correlate con le mie condizioni fisico-emotive-mentali e, più in generale, con il mio livello di energia.
Più sono stanca e dolorante (ho dolore cronico a basso ventre e intestino) e meno tollero quella serie di stimoli sonori che mi attivano: in questo periodo in particolare mi attivano i colpi di tosse (persino i miei!), il viva-voce dei telefoni o delle automobili, e il rumore di trapani/martelli/lavori in corso.
Se come me hai qualche aspetto della misofonia sai che i rumori fastidiosi cambiano grado di attivazione nel tempo, oppure cambia la natura stessa dei rumori che portano la risposta negativa.
Riportare l’attenzione al respiro aiuta, quindi santa meditazione, e devo dire che meditare con indosso i Calmer® è particolarmente godurioso per me, perché mi sento più “protetta” e “rivolta verso l’interno”, tu hai mai provato?
A tal proposito ti anticipo che nella prossima newsletter aprirò un invito per un beta-test speciale a tema Igiene Sonora e, se ti interessa, tieni pronto il dito per scrivermi e passare un mese con me a testare un percorso condiviso ;)
Se vuoi provare uno degli auricolari con protezione del timpano o abbattimento di rumore, non è mistero che io sia endorser di Flare Audio quindi i miei link sono sempre con affiliazione e ciò che dico a riguardo dei loro prodotti è frutto della mia esperienza personale: chiedimi pure quello che vuoi a riguardo :)
Premessa ricorrente
Da brava persona auditiva e con discreta sensibilità sonora -forse misofonia ma non ne siamo certi-, le mie recensioni sono sull’uso della voce, sulla narrazione e sull’efficacia della lettura; non parlo di trame, storie e potrei fare esempi qua e là ma, nella maggior parte dei casi, non rischi spoiler.
Ne scrivo per promuovere una sana cultura dell’ascolto e legittimare le professioni editoriali legate all’audiolibro; ciò che dico non è mai una critica aperta alla professionalità del narratore o dei tecnici audio, quanto più una condivisione di punti di forza o di debolezza del prodotto specifico, nella speranza che questo ci faccia crescere tutti insieme.
Ascolto i titoli da dispositivo mobile e con cuffie di media qualità, per avere un’impressione quanto più neutrale; non sono pagata da nessuno per queste recensioni, cerco di essere imparziale anche quando recensisco titoli di lettori o editori che conosco o con cui collaboro e, per trasparenza, non inserisco nelle recensioni titoli a cui ho preso parte alla produzione in qualsiasi ruolo.
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Il Signore degli Anelli
Di J.R.R. Tolkien, letto da Massimo Popolizio.
Un capolavoro.
L’ho ascoltato ovunque: camminando, a letto, in treno, in viaggio, mentre disegnavo…la narrazione di Massimo è incredibile.
L’ho ascoltato in live al Salone del Libro e l’ho intervistato per la newsletter di Mettiamoci la Voce e mi sono innamorata del suo modo di leggere.
Incredibilmente interpretato, con tempi e spazi di vita nelle parole e tra i dialoghi, con una buona cura della peculiare voce di Massimo; ariosa, dinamica, soffiata a tratti e probabilmente complessa da editare (santo fonico hai tutta la mia ammirazione).
I tempi, cielo, i tempi sono meravigliosi. L’intelligibilità è efficace, seppure qualche finale cade nel vuoto -e il tecnico audio lo recupera con maestria-, i respiri gestiti con naturalezza e, oso dire, eleganza.
La lettura è solenne, non trovo altra parola, e restituisce con passione la storia.
In cuffia è leggermente metallica quindi consiglio l’ascolto da dispositivo diverso (smart speaker, smathpone ma anche pc se hai delle buone casse) perché in cuffia le sibilianti sono un po’ fastidiose [nota di misofonica].
Personalmente l’alta interpretazione mi piace tantissimo ma devo fare sovente pause perché chiede un’alta attenzione e non concede molto spazio per altro; è un libro da gustare, non da ascoltare mentre fai altro. O meglio, puoi riascoltarlo mentre fai altro.
Massimo stesso dice di non aver preparato il testo prima di mettersi al leggio, e questo non mi ha entusiasmata, ma una ci sono diversi aspetti da considerare:
la storia è incredibilmente nota
le retake sono state fatte in maniera propria e le intenzioni sono corrette
Massimo Popolizio è un buon narratore di audiolibri, non solo un bravo attore-regista-doppiatore
Con storie sconosciute, regia inesistente o meno bravura…sarebbe stato un disastro.
La voce di Massimo è fragrante, ricca e rotonda, con sfumature d’argento e ombre antracite; il sapore è quello del pane caldo con i cerali, appena sfornato e ancora tiepido. Al tatto è ciniglia, di quella delle coperte calde che usi con piacere anche nel cambio stagione.
Composto da tre romanzi pubblicati in Gran Bretagna fra il 1954 e il 1955, Il Signore degli Anelli è uno dei più grandi cicli narrativi del XX secolo. J.R.R. Tolkien ha creato un mondo e un epos che da sempre affascinano e influenzano lettori e scrittori di tutto il mondo. La Compagnia dell’Anello si apre nella Contea, un idilliaco paese agricolo dove vivono gli Hobbit, piccoli esseri lieti, saggi e longevi. La quiete è turbata dall’arrivo dello stregone Gandalf, che convince Frodo a partire per il paese delle tenebre, Mordor, dove dovrà gettare nelle fiamme del Monte Fato il terribile Anello del Potere, giunto nelle sue mani per una serie di incredibili circostanze. Un gruppo di hobbit lo accompagna e strada facendo si aggiungono alla banda l’elfo, il nano e alcuni uomini, tutti uniti nella lotta contro il Male. La Compagnia affronta un cammino lungo e pericoloso, finché i suoi membri si disperdono, minacciati da forze oscure, mentre la meta sembra allontanarsi sempre di più.
Traduzione di Ottavio Fatica
Cara Giulia
Di Gino Cecchettin, letto da William Angiuli.
Un pugno nello stomaco.
Ammetto di aver indossato le cuffie con molto timore: leggere una storia del genere, dal punto di vista del padre, con una marea di ricordi, considerazioni e pensieri correlati, non è facile. Per niente.
Il rischio che la lettura fosse troppo drammatizzata era veramente alto.
William legge incredibilmente bene e con un rispetto tangibile per tutte le (dolorose) parole di Giulio Cecchettin, i miei più sinceri complimenti per aver trattato vocalmente le corde più conformi ad una narrazione così forte.
I tempi sono ritmati, con un’interpretazione moderata e una presenza vocale costante ma delicata; a prescindere dallo stile sento un leggero sfiato sulle finali, non so se voluto o mosso dalle circostanze emotive, ma di sicuro toglie un po’ di tonicità alle frasi e forse le avrei sostenute un po’ di più.
La voce di William è densa e viscosa come olio di oliva di quello un po’ spesso, con toni di ottone e riflessi verdastri; il profumo è più consistente, speziato e tagliente come il patchouli con note di cuoio.
Le parole di un padre che ha scelto di non restare in silenzio.
Un appello potente alle famiglie, alle scuole e alle istituzioni.
Il libro è parte di un progetto più ampio a sostegno delle vittime di violenza di genere.Dal giorno dei funerali della figlia Giulia, Gino Cecchettin ha scelto di condividere il proprio dolore cercando di affrontarlo e renderlo costruttivo perché possa essere di aiuto alle giovani e ai giovani del nostro Paese. In questo libro, attraverso la storia di Giulia, si interroga sulle radici profonde della cultura patriarcale della nostra società.
«Tu in questi giorni sei diventata un simbolo pubblico», scrive Gino Cecchettin alla figlia Giulia e a quanti vorranno ascoltare le sue sofferte parole di impegno, di consapevolezza e di coraggio. «Sei la mia Giulia e sarai per sempre la mia Giulia. Ma non sei più solo questo. Tu dopo quanto è successo sei anche la Giulia di tutti, quella che sta parlando a tutti. E io sento forte il dovere di manifestare al mondo che persona eri e, soprattutto, di cercare attraverso questo di fare in modo che altre persone si pongano le mie stesse domande».
Cuore Nascosto
Di Ferzan Ozpetek, letto da Viola Graziosi.
La voce di Viola Graziosi è sempre miele nelle orecchie ma in questa lettura c’è qualcosa che non mi torna.
O meglio, credo che l’azione congiunta dei plugin per ridurre rumore di fondo e respiri tagli in maniera brutale il suono; questo causa degli stop innaturali all’orecchio (soprattutto se ascolti in cuffia) e questo disorienta nell’ascolto; ho ovviamente il dubbio che si tratti anche di pause improprie ma, sebbene sia passato un po’ da un mio ultimo ascolto di Viola, non ricordo questo modus singhiozzante.
Ricordo male?
Di conseguenza mi viene difficile valutare l’efficacia della lettura poiché, per il mio personalissimo orecchio e in cuffia, fatico a seguire la storia e, anzi, ho una fortissima attivazione a livello sistemico e mi sale un filo d’ansia; soprattutto la poca coerenza tra la lettura veloce e legata di determinati punti, in antitesti con queste pause innaturali che compromettono letteralmente la comprensibilità del testo.
Ho altre idee sul perché questa lettura possa risultare così ma non mi lancio in voli pindarici e attendo di ri-ascoltare altro con lo stesso orecchio di oggi.
La voce di Viola è ipnotica, corposa come la crema pasticcera con la giusta dose di zucchero (che a metterne troppo diventa pesante) e ha curiosi toni color amarena molto matura. Al tatto fatico a sentirla, a causa di questa attivazione, ma prometto di mettermi in lista qualcosa di suo da ri-ascoltare e fare una comparazione.
Sicilia, agosto 1978. Alice ha appena sei anni quando una donna elegante e un po' eccentrica si presenta a sorpresa a casa dei suoi genitori a Polizzi. È «zia» Irene, una parente di cui fino a quel momento non ha mai sentito parlare. Rimasta vedova di un uomo molto ricco e non più risposata, vive a Roma, dove fa l'artista e conduce una vita libera e anticonformista. Alice non lo sa, ma questo incontro segnerà in modo radicale il suo destino.
Sarà infatti proprio Irene, imprevedibilmente, a consegnarle dodici anni dopo la chiave che le consentirà di conoscere davvero se stessa e di nutrire il sogno che custodisce fin da piccola: fare l'attrice.Inizia così l'ultima opera narrativa di Ferzan Ozpetek, che ancora una volta trasferisce nelle pagine di un romanzo il suo immaginario potente, colmo di spunti autobiografici e suggestive citazioni di suoi film.
Una casa fascinosa nel centro di Roma piena di presenze e memorie del passato, una porta chiusa da troppo tempo, una stupefacente collezione di quadri, un amore appassionato e poi negato, come un cuore nascosto che ha smesso all'improvviso di battere, sono solo alcuni degli elementi di questo romanzo di formazione che è anche un noir dell'anima, una celebrazione del talento e del processo creativo, e un'indagine profonda sul dolore della perdita.Attraverso un sorprendente mosaico di appunti, bozzetti, foto, testimonianze di vita, Irene impartisce ad Alice una sorta di educazione sentimentale mentre la ragazza muove i primi passi nella Roma del 1990, tra l'animato quartiere di Campo de' Fiori e gli studi cinematografici De Paolis e di Cinecittà, impegnata tra lezioni di recitazione e provini, nuovi amici, incontri pericolosi e amori inattesi. Fino a una rivelazione che cambierà la sua esistenza.
Dopo il bestseller Come un respiro, Ozpetek torna a indagare con delicatezza ed empatia i sentimenti femminili mettendo al centro le aspirazioni di due donne intimamente connesse tra loro, nonostante la lontananza nel tempo e nello spazio: una ragazza ancora in cerca della propria identità e una donna che non si arrende al destino. Superando ogni barriera, Alice e Irene non smetteranno mai di parlarsi.
Quando muori resta a me
Di Zerocalcare, letto da Zerocalcare e Neri Marcoré.
Senza video, solo in cuffia. Meraviglioso.
Zerocalcare emoziona con l’efficacia comunicativa delle immagini che crea con le caratterizzazione e i suoi tempi narrativi, che sono spa-zia-li.
L’intelligibilità distante dagli standard usuali dell’audiolibro, funziona benissimo sul prodotto audio-comics perché chi ascolta Zerocalcare conosce Zerocalcare, quindi è nel flusso narrativo che già conosce. Lo vede, lo sente, lo vive come qualsiasi altra sua narrazione.
È ovvio: deve piacerti Zerocalcare, se no non funziona; ma se ti piace…beh è un’esperienza di ascolto piacevolissima.
La sua voce è color lapis, setosa e granitica al tempo stesso; è grigia ma ha tutti i colori ed è elastica, gommosa come le caramelle; sa di pepe e di spezie di natale, forse di chiodi di garfano con un retrogusto di mela e cannella. È una voce che mi fa tornare bambina e mi fa alzare il naso all’insù, a cercar nel cielo le stelle cadenti, come mi accade quando sento le registrazioni di Anna Marchesini: volo.
Un viaggio con suo padre verso il paesino tra le Dolomiti da cui proviene la famiglia paterna sarebbe la scusa perfetta per capire meglio Genitore 2, ma Zerocalcare e suo padre sono incapaci di parlarsi di cose significative. Questo rende difficile la trasferta, quando si capisce che la loro famiglia non è vista di buon occhio, anzi, da alcuni è proprio odiata, in paese. Le radici dell'odio risalgono a prima della Grande guerra, e si intrecciano al mistero che circonda, da trentacinque anni, il giorno più misterioso ed emblematico della vita di Calcare, quello che lui fin da bambino ricorda come 'Il giorno di Merman'. Negli interstizi dei non detti, l'amore incrollabile di un padre per il suo unico figlio attraversa alcune delle pagine più buie della Storia del nostro Paese, silenziosamente coraggioso. Una storia in cui Zerocalcare si costringe a guardarsi allo specchio e non si fa sconti nel raccontare ciò che vede.
La centenaria con la pistola
Di Benoit Philippon letto da Elisabetta Cesoni.
Torna la mia super consigliera Cristina Origone di Gialli di Carta e Agatha, che ci delizia con titoli dalle tinte misteriose.
Ecco, Cristina mi ha dato una super sfida per questa newsletter.
Elisabetta interpreta molto bene, ma c’è nel suo modo di leggere qualcosa che non mi convince, penso si tratti di qualche sfumatura di regionalismo qua e là e la velocità che tira alcuni punti dell’articolazione; nelle z, nelle e, e in alcuni passaggi consonantici tra p, r, c e t, ci sono alcune sfumature che saltano all’orecchio.
La lettura del narrato è molto interpretata, e questo stride un po’ nella definizione tra pensieri-azioni-dialoghi; il ritmo è sostenuto, l’uso della voce dinamico e brioso, con piglio sul testo e sulle scene.
Nel complesso il gioco di colori è fenomenale, ma il carico cognitivo è alto e non è una lettura che riuscirei a seguire facilmente, se nel frattempo stessi anche solo passeggiando sul lungo mare.
La voce di Elisabetta è agrumata, tra il cedro e l’arancio dolce; ci vedo un gradiente di colori, dal giallo limone al bianco all’azzurro, un po’ come certi panorami di Creta, con quei profumi ventosi di mare, di sale e di vite matura. È una voce che porta, che colora e che balla, se la ascolti bene ci senti anche i campanellini delle cavigliere.
Ed ecco la recensione di Cristina, che trovi in versione completa sul suo profilo Instagram.
La forza narrativa del romanzo sta nel rendere Berthe una figura così viva e tangibile, tanto che la sua presenza sembra persistere anche al di là delle pagine. La simpatica e rude vecchietta si presenta come un personaggio affascinante e complesso. Che sia una serial killer spietata o una femminista in lotta per l'emancipazione, alla fine della lettura, poco importa. La centoduenne ha catturato la mia immaginazione in modo così profondo che avrei desiderato ardentemente che varcasse i confini della carta e si materializzasse nella realtà!
Alberi sapienti, antiche foreste
Di Daniele Zovi, letto da Moro Silo.
Cristiana Giacometti si aggiunge alla mia scuderia di suggeritori e suggeritrici, e ogni mese mi indicherà un audiolibro prodotto da Il Narratore da recensire.
Penso sia il mio primo ascolto di Moro Silo in assoluto.
La voce di Moro è croccante e particolarmente bassa; legge con calma e con pazienza, cercando di passare le immagini.
Sento qualche scivolata sul fonema GL e ogni tanto qualche incertezza o qualche doppia confusa, ma la morbidezza del narrato compensa rendendo comunque efficace l’intelligibilità.
Di certo il testo non consente un uso particolarmente dinamico della voce, dunque trovo coerente il narrato contenuto nel range che più facilmente sentiamo nella saggistica e nella documentaristica. La senti che cammina con te nei boschi che descrive, e ogni tanto appoggia il bastone per farti guardare meglio le fronde o le foglie sul sentiero.
La voce di Moro ha il profumo del risotto agli asparagi, con quel delizioso aroma di burro e di brodo di verdura (no, non il dado commerciale, quello buono che si fa in casa); al atto è come muschio fresco sotto le dita, leggera e un po’ asciutta e il suo colore è quell’azzurro opaco un po’ carta da zucchero che tanto va di moda in questi anni.
Ed ecco la recensione di Cristiana:
È questo il sottotitolo che ci invita all'ascolto di quello che è molto più che un semplice saggio: 'Alberi sapienti, antiche foreste', di Daniele Zovi. Non solo, ci invita ad aprire il nostro cuore per sapere tanto degli alberi e capire quanto amore possono donarci loro stessi. Zovi ci ricorda come instaurare con loro un relazione arricchente sia possibile, anzi necessario. La voce di Moro Silo, rassicurante e chiara come il sole che filtra attraverso le foglie di una quercia, restituisce tutto il calore dell'opera di Zovi.
Ogni frase è un invito a rallentare, a staccare la spina dal caos quotidiano e a immergersi nella quiete ristoratrice della natura. Non incrociamo più gli alberi con indifferenza, ma li percepiamo come esseri viventi capaci di donarci bellezza, ossigeno e saggezza.
"Alberi sapienti, antiche foreste" è un dono prezioso per tutti coloro che amano la natura e cercano un modo più profondo per connettersi con essa. Dopo questa esperienza di ascolto non guarderete più gli alberi allo stesso modo.
Vuoi lavorare con me?
Lavoriamo bene insieme se ci scegliamo consapevolmente.
Vuoi produrre il tuo audiolibro? Devi registrare un audiolibro per qualcuno e ti serve regia o post-produzione? Potrei essere la persona che fa per te ;)
Di cosa mi occupo
Audiobook Producer, vocal coach per narratori e podcaster;
narratrice indipendente, consulente di produzione per l’editoria audio, regista e tecnico di post-produzione di audiolibri, formatrice di propedeutica vocale, podcaster, facilitatrice di meditazione mindfulness, Igiene Sonora e Circle Reading®; operatrice di tecniche di arte-terapia a orientamento creativo per l’uso della voce.
Cosa devi sapere di me
penso che il prezzo delle Poké sia un furto legalizzato: raga, è un’insalata di riso!
ho una passione smodata per carte e tarocchi ad uso creativo
il mio animale guida è il calamaro
alcuni elementi di questa lista cambiano ad ogni invio
bevo troppi caffè
l’8 di denari, nella visione Rider Waite Smith parla di cura dei dettagli, lavoro artigianale e minuzioso, olio di gomito e meticolosità
ho la malattia di Crohn