Settembre
Dell'autunno che arriva e apre la parta all'igiene sonora, alla dieta del silenzio e allo spazio di ascolto ritrovato: ne parleremo a lungo ma intanto...cominciamo! 🍂
Disclaimer: se questa mail è lunga e risulta come“messaggio troncato”, in fondo alla mail c’è il link per leggere la versione integrale :)
Ogni mese ce n’è una
Pare di sì, e dopo un agosto travagliato alle prese con il morbo di Crohn e la relativa fatica vocale, ho cominciato settembre con due cose fantastiche:
il Festival Intrecci e un sacco di meditazione
un abbassamento vocale da aria condizionata
Partiamo col dire che il Festival è stato ricco di persone incredibili e ha portato con sé una sequenza di riflessioni sull’importanza del mettere a terra -e in cammino- i propri obiettivi.
Si è trattata della seconda edizione di un festival molto voluto dalle organizzazioni locali per raccontare e arricchire le potenzialità del territorio, la bellezza dei cammini locali e, più di ogni altra cosa, il valore aggiunto della narrazione che facciamo del mondo e dell’uomo.
A Intrecci abbiamo parlato dei cammini in ogni loro forma: le grandi vie d’Italia dei camminatori, il trekking, la progettazione e l’urbanizzazione dei territori, l’editoria specializzata nel viaggio, il mestiere dei giornalisti e la narrazione in viaggio, le tradizioni orali e le grandi migrazioni dell’uomo, comprese quelle attuali.
Si è parlato dei perché l’uomo cammina e dei perché l’uomo racconta e abbiamo scoperti che molti di quei perché sono stretti in un abbraccio.
Ti racconterò di più in un episodio di Narratrice Nomade perché l’istinto della narrazione è un argomento che mi affascina e che sposa appieno l’istinto a camminare.
Nel frattempo, però, ti consiglio un libro bellissimo che ho letto qualche anno fa:
L’Istinto di Narrare di Jonathan Gottshall
Nelle puntate precedenti
Ok, mi hanno fatto davvero arrabbiare!
Eh sì, mi son girate eccome!
Come in ogni ambito ci sono persone che si improvvisano professionisti; è normale e in parte lo facciamo tutti, questo è certo.
Ma.
C’è un MA enorme.
Lavorare con la voce è lavorare con l’asse corpo-mente della persona, e non è uno scherzo, non ci si improvvisa insegnanti o esperti se non lo si è perché, di base, si gioca col cu*o degli altri!
Così mi ritrovo, nel giro di pochi giorni a sapere di un’insegnante con edema alle corde perché una non ben definita coach le faceva fare sforzi vocali assurdi al grido di “ti potenzio la voce” e scopro che alcune persone, che peraltro conosco, stanno spacciandosi per professionisti che non sono.
Lavorare con la propria voce non significa saper lavorare con la voce altrui.
Era così in pandemia quando bravissimi doppiatori insegnavano malissimo la lettura espressiva, ed è ancora così se persone che usano la voce si azzardano a toccare la voce degli altri senza la minima nozione di cosa stiano facendo.
Stare nella voce come nel momento
Così, dopo la sfuriata della settimana prima, torno alla base dell’ascolto e alla capacità di stare in quel che accade, che è una competenza incredibilmente utile anche nel gesto vocale.
Emozioni, fonazione disfunzionale, segnali del corpo e alterazioni della voce sono tutti elementi comprensibili solo attraverso l’ascolto di ciò che accade nel qui e ora.
E poi mi è venuta la pessima idea di…
…puntualizzare un pochino sul percorso formativo per diventare narratori di audiolibri, e ho finito per registrare tre episodi solo con le condivisioni di base.
Il vero problema è che ne ho già altri in mente, ma li riservo per ottobre, quando l’autunno porterà fresco e consigli su come esternare concetti complessi con semplicità.
Igiene sonora
Ossia, la cura dell’ascolto, intesa come attenzione specifica a ciò che ascoltiamo, come, quando e dove.
Sono una persona con discreta sensibilità uditiva, non soffro di iperacusia, ma alcuni rumori e suoni mi danno davvero molto fastidio:
l’abbaiare dei cani (tutti) mi fa letteralmente male alle orecchie
il vociare nei centri commerciali mi confonde e perdo concentrazione ed equilibrio
la tv accesa di sottofondo quando si parla mi distrae perché tendo ad ascoltare tutte le conversazioni e vado in confusione
la gente che urla o parla con volumi troppo alti mi fa tappare orecchie e testa
il ticchettio dell’orologio di notte mi sentire una serial killer
Ecco perché da qualche anno ho preso alcune abitudini di igiene sonora che trovo salvifiche per la mia salute uditiva e mentale.
Evito quanto possibile centri commerciali, luoghi al chiuso troppo affollati e, in generale posti con troppa gente e troppo rumore;
la tv per me è deceduta nel 2010 e non l’ho mai più riaccesa volontariamente se non per guardare con nonna la prima puntata di tutti i Sanremo (che a volta fa male alle orecchie per altri motivi);
se posso lavoro nel silenzio più assoluto, se ci sono persone allora mi metto in cuffia rumori della natura con Lifeat.io;
ascolto musica possibilmente quando posso ascoltarla senza fare cose troppo impegnative: quando faccio camminate, quando sono passeggera in auto, mentre vado in ufficio a piedi;
ho imparato non solo ad evitare di stare troppo tempo al tavolo con persone che alzano troppo la voce ma, ancor meglio, ad evitare proprio nella vita le persone che alzano troppo la voce;
proteggo le orecchie con auricolari con abbattimento di volume, con cuffie e con sano riposo.
MI piace chiamarla “dieta del silenzio”1 e, come tutte le diete, è ben equilibrata, dunque non farti l’errata idea che io passi la mia giornata in un monastero buddhista con voto di silenzio, ma ti invito a pensare a quante volte dedichi del tempo a del sano, sanissimo silenzio.
Quante volte ti fermi ad ascoltare solo quello che c’è, senza l’esigenza di riempire il “vuoto” con musica, film, parole o distrazioni?
Anche questo è lavoro sulla voce, che tu ci creda o no, perché è lavoro sull’ascolto profondo, sulla consapevolezza e sull’allineamento.
Le nostre orecchie sono appendici sensoriali delicate e di inestimabile valore perché oltre a convogliare le percezioni sonore al cervello (udito) si prende cura del nostro equilibrio, sia quello statico che quello dinamico; le sue cartilagini ci permettono di localizzare i suoni nello spazio che ci circonda e, in qualche modo, possiamo fingere di sentirci un po’ pipistrelli anche noi.
L’igiene sonora non si compone solo di silenzi ma implica anche una ricerca della qualità di ciò che diamo in pasto alle orecchie, oserei dire sia nella forma che nel contenuto.
Buona musica, parole gentili, suoni della natura, audiolibri e podcast di buona qualità (sia nell’audio che nella lettura), voci piacevoli…
L’ascolto è una dote preziosa che va nutrita con consapevolezza e coccole sonore perché, non dimentichiamolo, le orecchie sono sono strumenti delicati e quando si rompono…non si possono aggiustare come vorremmo.
Abbiamone cura 💙
Di igiene sonora mi sentirai parlare spesso perché è un gesto di cura anche nei confronti della propria voce, dunque torneremo su questo punto diverse volte per approfondirlo, arricchirlo e costruire insieme un lessico più ricco per parlare di voce!
Spoiler: domenica ne parlo anche nel podcast ;)
Vuoi lavorare con me?
Sono una facilitatrice vocale e lavoro sull’asse respiro-voce-espressione;
lavoro con speaker, narratori, podcaster ed esploratori del suono-voce.
Sono un tecnico della voce narrante;
mi occupo di post-produzione della voce parlata per podcast con l’attenzione al rispetto del suono della voce in ogni sua sfumatura, tempo e peculiarità di ogni vocalità.
Facilito laboratori di Circle Reading®;
costruisco laboratori di voce e lettura creativa in cerchio, per lavorare sull’espressività vocale e sull’ascolto attivo nella narrazione in ambito di improvvisazione e di relazione, con narratori, esploratori, ragazzi, aziende, team e appassionati di voce.
Conduco incontri di meditazione mindfulness;
organizzo e conduco incontri mindfulness-based con particolare attenzione sul suono, per lavorare sull’asse corpo-respiro-voce.
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termine che ho trovato in un libro di Lorenzo Pierobon e che ho subito amato, ma di cui non ho trovato altro in rete: hai qualcosa da suggerirmi a riguardo?